HIGH APOLIPOPROTEIN B, LOW APOLIPOPROTEIN A-I, AND IMPROVEMENT IN THE PREDICTOR OF FATAL MYOCARDIAL INFARCTION (AMORIS STUDY): A PROSPECTIVE STUDY
G. Walldius, I. Jungner, I. Holme, AH. Aastveit, W. Kolar, E. Steiner
Lancet 2001; 358: 2026-2032



RIASSUNTO
PREMESSA Le apoproteine B (apoB) e A-I (apoA-I) sono ritenute i migliori predittori di infarto acuto del miocardio rispetto al colesterolo totale e colesterolo LDL. Si è voluto verificare se apoB e apoA-I siano fattori di rischio per l'infarto fatale del miocardio. Si è cercato inoltre di stabilire se apoB e apoA-I possano essere considerati altri fattori di rischio indipendenti come il colesterolo totale e c-LDL.
METODI Sono stati reclutati 175.553 soggetti attraverso i principali programmi di screening. Si sono valutate la concentrazione di apoB e apoA-I, colesterolo totale, trigliceridi, c-LDL e c-HDL ed è stato calcolato il rapporto apoB e apoA-I (apoB/apoA-I). È stata esaminata la correlazione fra morte da infarto miocardico acuto e i livelli basali di apoB, apoA-I e gli altri lipidi.
RISULTATI Il follow-up medio per 98.722 uomini è stato di 66,8 mesi (SD 41,3) e per 76.831 donne di 64,4 mesi (41,4). 864 uomini e 359 donne sono stati colpiti da infarto fatale del miocardio. Analisi univariate corrette per ètà e analisi multivariate corrette per età, colesterolo totale e trigliceridi, l'aumento dei livelli di apoB e apoB/apoA-I, erano fortemente e positivamente correlati all'aumento di rischio di infarto fatale del miocardio sia negli uomini che nelle donne. ApoA-I è risultato essere protettivo. Nelle analisi multivariate, apoB è risultato un fattore predittivo di rischio più forte del c-LDL in entrambi i sessi.
CONCLUSIONI Come importanti fattori predittori nella valutazione del rischio coronarico si potrebbero considerare, altre ai noti fattori di rischio quali c-LDL e c-HDL, anche apoB e apoB/apoA-I e apoA-I. Nella diagnosi e nel trattamento di uomini e donne che abbiano anomalie nel quadro lipidico, ma che presentano livelli normali o bassi di LDL possono essere tenuti in considerazione anche l'aumento dei livelli di apoB e apoA-I.



COMMENTO
Questo studio documenta, su un ampio numero di pazienti, il ruolo indipendente dei valori di apolipoproteina A-I e B quali predittori di malattia coronarica fatale.
La rilevanza del dato riguarda l'ampiezza del campione allo studio e la rappresentazione di entrambi i sessi in numero sufficientemente ampio. In realtà questi dati non fanno altro che confermare una serie di osservazioni; le prime evidenze sono state riportate da autori italiani al termine degli anni 70.
Alcuni punti meritano una discussione più approfondita: 1) l'Apo B in questo studio risulta maggiormente predittiva rispetto al colesterolo LDL. Questo fatto non deve sorprendere eccessivamente. Il dosaggio dell'apolipoproteina B permette di includere nella valutazione anche altre lipoproteine che giocano un ruolo pro-aterogeno quali le VLDL e, soprattutto, le IDL, che non vengono incluse nella determinazione del colesterolo LDL; 2) Il rapporto Apo B /Apo AI è il predittore migliore di infarto: un parametro di questo genere tiene conto del peso dei due principali elementi: le lipoproteine aterogene (VLDL, IDL ed LDL) verso quelle antiaterogene (HDL) e corregge per i valori assoluti.
E' dunque opportuno dimenticarsi del colesterolo e passare alle apolipoproteine? Non crediamo che sia questo il momento; sono necessari studi di intervento (con modificazioni dello stile di vita e/o con farmaci) che documentino una diretta correlazione tra la riduzione di questi parametri e la diminuzione del rischio cardiovascolare.
Dati in questo senso stanno emergendo dall'analisi di studi di intervento: ad esempio nello studio AFCAPS/TEXCAPS è stata documentata una forte correlazione tra la riduzione dei livelli di Apo B e quella di eventi coronarici.