COMPARISON
OF METHODS TO IDENTIFY INDIVIDUALS AT INCREASED RISK OF CORONARY DISEASE
FROM THE GENERAL POPULATION
Wilson S, Johnston
A, Robson J, Poulter N, Collier D, Feder G, Caulfield MJ
BMJ 2003; 326:1436-1440
RIASSUNTO:
OBIETTIVI Valutare l'efficacia delle linee-guida del Servizio Nazionale
per la stima del colesterolo nell'ambito delle cardiopatie (CHD) e confrontarle
con strategie alternative per poter identificare soggetti ad alto rischio
di CHD nella popolazione generale.
DISEGNO DELLO STUDIO Lo studio, che ha interessato 6307 soggetti,
già coinvolti in un'indagine sulla salute condotta in Inghilterra
nel 1998, di età compresa tra i 30 e i 75 anni e senza storia precedente
di infarto miiocardico, di ictus o di angina, si è basato essenzialmente
su un confronto di metodi per l'individuazione di soggetti con un rischio
di evento coronarico, a 10 anni, > 15% (criteri adottati dal Servizio
Nazionale, tabelle di Sheffield, soglia d'età di 50 anni, stima
del rischio sulla base di valori prefissati di colesterolo HDL).
RISULTATI Nell'ambito dei soggetti arruolati le linee-guida del
Servizio Nazionale hanno individuato il 43,4% (95% IC, 42,2%-44,6%) di
soggetti per la misurazione del colesterolo e di questi, l'81,2% (80,2%-82,2%)
è risultato avere un rischio di CHD, a 10 anni, > 15%. Secondo
le tabelle di Sheffield, del 73,1% (72,0%-74,2%) selezionato per il calcolo
del colesterolo, il 99,91% (99,83%-99,99%) presentava un rischio >
15%. Se si considerano solo i soggetti di età > 50 anni, allora
del 46,3% (45,1%-47,5%) selezionato, il 92,8% (92,1%-93,4%) di questi
ha un rischio > 15%. Infine la stima del rischio solo sulla base di
valori prefissati di colesterolo ha selezionato un 17,8% (16,8%-18,7%)
di soggetti nell'ambito dei quali 74,9% (74,8%-76,9%) è risultato
a rischio > 15%.
CONCLUSIONI La misurazione dei livelli di colesterolo nei soggetti
di età > 50 anni è un metodo semplice ed efficace per
identificare soggetti ad alto rischio di CHD nella popolazione generale.
COMMENTO:
Le linee-guida nazionali per la prevenzione delle cardiopatie (CHD)
raccomandano l'impiego degli indicatori di rischio assoluto nella scelta
della terapia farmacologica. Questo approccio permette infatti ai medici
di indirizzare il trattamento verso quei soggetti che presentano un altissimo
rischio di incorrere o in un attacco cardiaco, o in un ictus o nella morte.
Uno dei maggiori ostacoli alla valutazione del rischio coronarico è
rappresentato dal fatto che richieda la conoscenza del colesterolo totale
e del colesterolo HDL. Inoltre uno screeening del colesterolo, esteso
all'intera popolazione, non viene generalmente ritenuto un investimento
proficuo; ciò ha portato di conseguenza allo sviluppo di metodi
differenti finalizzati prima a selezionare soggetti ad alto rischio all'interno
della popolazione generale, poi a valutare il colesterolo ed infine a
stimare in modo accurato il rischio.
In Inghilterra vengono utilizzati normalmente quattro metodi di screening;
primo, le linee-guida del servizio sanitario nazionale pubblicate nel
2000, che raccomandano, in prevenzione primaria, il monitoraggio dei livelli
ematici di colesterolo per quei soggetti con ipertensione, diabete o con
una storia familiare di iperlipidemia o CHD prematura.
Secondo, le tabelle di Sheffield che valutano il dosaggio del colesterolo
soltanto in quelle persone che presentano un rischio > 15%, sulla base
della conoscenza dei loro fattori di rischio cardiovascolare, inclusi
età, sesso, fumo e presenza o assenza di ipertensione, diabete
e ipertrofia ventricolare sinistra.
Terzo, i soggetti possono essere selezionati per la valutazione del colesterolo
in base anche alla loro età; del resto in Inghilterra molti programmi
di screening e di prevenzione primaria utilizzano la soglia d'età
per selezionare dalla popolazione generale, soggetti ad alto rischio.
Quarto, la stima del rischio può essere fatta sulla base di valori
prefissati di colesterolo HDL, estrapolati dai risultati di un'indagine
nazionale che ha interessato soggetti di età compresa tra i 50
e i 64 anni (5,3 per gli uomini e 4,6 per le donne).
Le attuali linee-guida per la prevenzione di CHD raccomandano un trattamento
farmacologico per i soggetti che presentano un rischio coronarico, a 10
anni, > 15%. In questo lavoro gli autori hanno confrontato quattro
differenti metodiche per la selezione di soggetti ad alto rischio nell'ambito
della popolazione generale, rispetto all'approccio standard rappresentato
dall'equazione di Framingham, in un campione di 6307 soggetti (2901 uomini
e 3406 donne) di età compresa tra 30-74 anni, estrapolati da un'indagine
sulla salute nazione inglese del 1998.

All'interno del campione (n=6307), l'equazione di Framingham ha stimato
1053 soggetti (16,7%) (95% IC, 15,8%-17,6%) con un rischio di CHD, a 10
anni, > 15%. Procedendo secondo le linee-guida nazionali 2736 soggetti
(43,4% del campione) sono stati selezionati per il dosaggio del colesterolo
e di questi, rispetto allo standard (l'equazione di Framingham), l'81,2%
presenta un rischio coronarico > 15%. Utilizzando le tabelle di Sheffield
si osserva un aumento sia nel numero di soggetti su cui viene stimato
il rischio (n=4611, 73,1%) sia nella percentuale di quelli a rischio >
15% (99,9%). Se il criterio di selezione è rappresentato dall'età
(> 50 anni), tra i 2920 soggetti (46,3%) selezionati per il dosaggio
del colesterolo, 977 (92,8%) sono stati classificati a rischio > 15%.
Infine la stima del rischio sulla base di livelli prestabiliti di colesterolo
HDL (5,3 per gli uomini e 4,6 per le donne, rispettivamente) ha portato,
prima alla selezione di 1121 soggetti ( 17,8%) su cui determinare i livelli
di colesterolo e poi all'individuazione del 75,9% di quei soggetti con
rischio coronarico > 15%.
Dai risultati delle singole metodiche di screening emerge che se da un
lato le attuali linee-guida permettono di individuare un 81,2% di quei
soggetti, di età compresa tra i 30 e i 74 anni, che presentano
un rischio di CHD,a 10 anni, > 15%, dall'altro porre un limite di età
> 50 anni alla popolazione oggetto dello studio permette di identificare
un 11,6% in più di soggetti a rischio coronarico > 15%, tenendo
presente anche che l'età è un forte predittore di rischio
cardiovascolare.
Alberico L. Catapano e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Università degli Studi di Milano
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